09 Set 2025
Business
Quante volte ti è capitato di sentirti etichettare in qualche modo, così al volo?
Di solito cominciano i nostri genitori quando siamo ancora piccoli, nonostante tutto il bene del mondo!
Sei tanto timida!
Sei un pigrone!
Sei svogliato!
Ognuno di noi può avere situazioni nelle quali si comporta timidamente, e a ognuno di noi capita di avere momenti di pigrizia o di svogliatezza. Confondere un comportamento con l’identità stessa di una persona, è come confondere uno scatto fotografico con la nostra intera vita.
Le foto rappresentano attimi, a volte anche artificiosi.
La nostra vita è molto altro, molto di più.
E così sono alcune etichette: istantanee di un comportamento, magari falsate da una determinata situazione.
Può essere che quella foto ti sia stata scattata mentre tenevi un comportamento sciocco? OK, questo significa solo che in quel momento preciso avevi un comportamento un po’ sciocco.
E’ ben diverso dal definire te stesso “uno sciocco”.
E se non è solo un’istantanea, perché capita sempre più spesso?
Se hai preso l’abitudine di comportarti in modo sciocco, hai solamente preso un’abitudine poco furba: come l’hai presa, puoi lasciarla. E prenderne una migliore.
Per ogni etichetta che ti viene appiccicata, puoi decidere cosa credere:
E’ quello che credi dentro di te che determina chi sei e cosa sei in grado di fare.
Tu cosa credi di te?
Spesso le persone non sono minimamente consapevoli delle proprie convinzioni: tengono i sogni a fare la muffa nei cassetti oppure hanno grandi obiettivi che naufragano alle prime difficoltà, proprio perché, nel profondo, hanno convinzioni decisamente poco utili. Convinzioni che le portano ad attivare brutti sabotaggi in modo inconsapevole.
Se sei tu il primo a credere di essere “troppo vecchio per cambiare lavoro”, ti stai appiccicando un’etichetta che condiziona le tue scelte e le tue azioni.
In che modo?
Magari ti si presenta una bella opportunità di lavoro, ma tu cominci a pensare che sia solo una fregatura, perché nessuno offrirebbe una vera chance a qualcuno della tua età.
Oppure ti racconti che sei troppo vecchio per imparare cose nuove e affrontare un nuovo ambiente di lavoro.
Quale beneficio hai, nel pensarla in questo modo?
Molto spesso anche le convinzioni meno utili ci portano qualche tipo di vantaggio: in questo caso, pensare di essere troppo vecchio per un nuovo lavoro ti mantiene in una situazione lavorativa conosciuta e rassicurante, nella tua zona di comfort.
Ma quali altri vantaggi, quali benefici avresti, con la convinzione di avere esattamente l’età giusta per fare un bel salto professionale?
Quanto cambierebbe la situazione?
Che tu ne sia consapevole o no, le tue convinzioni ti condizionano, perché limitano o potenziano le tue capacità e i tuoi comportamenti.
Questo concetto è stato ampiamente sviluppato dallo psicologo canadese Albert Bandura, che lo ha definito “aspettativa di autoefficacia”: chi è convinto di potercela fare, si impegna al 100% con grinta e determinazione, tirando fuori ogni abilità, ogni conoscenza.
In questo modo, alza il livello delle performance, ed è proprio questo atteggiamento che porta risultati migliori. Risultati migliori confermano e rafforzano ulteriormente l’iniziale convinzione di potercela fare, e si attiva un circolo virtuoso che conduce al risultato desiderato molto più facilmente.
In modo analogo, chi crede di non potercela fare, finisce per fare poco o niente, spesso tende a non provarci neanche. Invece che alzare l’asticella, mantiene il proprio impegno e le proprie prestazioni al minimo, temendo di non ottenere nulla e di andare incontro a delusioni e fallimenti.
Con un atteggiamento del genere, mette in moto un circolo vizioso fatto di impegno debole e discontinuo e di azioni poco incisive. Che inevitabilmente produrranno risultati scarsi, confermando la convinzione iniziale di non poterci riuscire.
La cosa bella delle convinzioni, anche di quelle brutte, è che sono solo opinioni.
Opinioni che abbiamo su noi stessi, sugli altri e sulla vita in generale.
Opinioni alle quali associamo una sensazione di certezza.
Opinioni che possiamo cambiare.
Hai mai cambiato opinione nella tua vita?
Anni fa avevi le stesse convinzioni di oggi sull’amore, sull’amicizia, sul mondo?
Le nostre convinzioni si formano a causa di:
1) Fonti esterne
2) Esperienze personali
3) Immaginazione
Spesso per costruire una convinzione depotenziante basta un attimo.
Un attimo di distrazione, un filino di tatto in meno, e il danno è fatto.
Quando avevo circa nove o dieci anni, andavo a lezione di musica con mio fratello, di tre anni più giovane. Qualche ora a settimana tra solfeggio e primi rudimenti di chitarra: niente di particolarmente impegnativo per nessuno dei due. Tutto sembrava filare liscio, fino al giorno in cui il maestro convocò i nostri genitori.
Rimanemmo un po’ stupiti, ma ovviamente riferimmo il messaggio: quella sera, a tavola, la tensione era palpabile. Tra un boccone e l’altro, giurammo e spergiurammo all’unisono di non aver combinato nulla. Nessuna idea del perché di quella convocazione.
Pochi giorni dopo, la mamma ci accompagnò a lezione di musica: salì le scale insieme a noi, individuò il maestro che la aspettava davanti alla porta dell’aula, e si avvicinò timorosa.
Davanti a noi bambini, il maestro si prodigò in complimenti: “Signora, complimenti per l’educazione dei suoi figli, ero curioso di conoscerla perché sono davvero due bambini molto educati e rispettosi.”
Noi due ci guardammo negli occhi con un cenno di sollievo. L’avevamo scampata!
Peccato poi che subito dopo il maestro aggiunse: “Se vuole che continuino, faccia pure. Ma il piccolo è veramente negato.”
Mio fratello smise di suonare la chitarra prima ancora di cominciare.
Magari non sarebbe mai diventato Carlos Santana o Eric Clapton, ma veramente qualcuno crede che non avrebbe potuto imparare a strimpellare la chitarra quel tanto per potersi divertire con gli amici, attorno al fuoco?
In questo caso, alla base di quella che divenne la sua convinzione “sono negato per la musica”, c’è stata un’importante fonte esterna: il parere di un esperto, di una figura autorevole.
Di analoghe situazioni sono piene le nostre teste, e i nostri cuori.
All’input iniziale del maestro di musica, mio fratello avrebbe potuto poi aggiungere, a supporto della convinzione “sono negato per la musica”, anche le proprie esperienze personali.
Immaginatelo qualche anno dopo, in prima media, di nuovo alle prese col pentagramma e con le difficoltà di imparare a suonare uno strumento musicale, sapendo di “essere negato”.
Ogni volta che non riusciva subito in un nuovo esercizio, avrebbe potuto confermare a se stesso quanto fosse veramente negato, andando così a rinforzare con un’esperienza personale la convinzione nata da un input esterno.
E per immaginazione cosa si intende?
Si intendono i film mentali che ci facciamo da soli: racconti che inventiamo su di noi e sulle nostre capacità, che non sono basati su fatti reali ma che nascono dai nostri personalissimi viaggi mentali. E che fatichiamo davvero a cacciare via, nonostante non ci sia alcun fondamento di realtà.
Poniamo ad esempio che mio fratello si trovi a dover suonare in classe, davanti ai compagni. E mettiamo che, proprio mentre partono le prime note, qualcuno comincia a sghignazzare.
La realtà è che le risatine sono dovute a uno scambio di battute tra due compagni, che stavano parlando del film visto la sera prima.
Ma mio fratello in quel momento pensa: “Ecco, ridono di me perché sono negato e suono da schifo”.
Questa è pura immaginazione, perché la realtà è ben diversa. Ma è proprio l’immaginazione a essere un riferimento molto potente per le nostre convinzioni, e in questo caso finisce per avvalorare la convinzione “sono negato per la musica”.
Fortunatamente, tutti noi siamo in grado di cambiare convinzioni.
Tornando alle foto: ti è mai capitato di ritrovartene una in mano, e di pensare con orrore: ma come mi conciavo?!
Beh, evidentemente all’epoca la pensavi diversamente. Magari quei vestiti erano di tendenza, e questo bastava per convincerti di stare bene così. Anni dopo, la convinzione è cambiata completamente.
Quali convinzioni ti stanno ingabbiando, adesso?
Quali etichette ti senti appiccicate addosso?
Qualsiasi convinzione tu abbia, rispondi per iscritto a queste domande:
Quale vantaggio ho, a tenermi questa convinzione limitante?
Se fosse l’ultimo giorno della mia vita, cosa penserei, sapendo che ho sprecato tempo e occasioni tenendomi questa convinzione?
Cosa penserebbe di me e di questa mia convinzione, la me stessa bambina o il me stesso bambino?
Smetti di rivangare il passato, di incolpare gli altri o di rimproverare te stesso. Lascia andare quello che è stato e comincia da dove sei adesso: pensa con occhi nuovi.
Cosa puoi fare, ora, per ribaltare le tue convinzioni inutili?
Cambiare è una tua capacità, l’hai già fatto mille volte, e puoi farlo ora. Perché quando cambi il tuo atteggiamento, cambia quello che puoi fare della tua vita.

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Ho iniziato a interessarmi alla crescita personale e al Coaching dal 2012. Ma la vera svolta per me è arrivata quando ho deciso di sperimentare il Coaching su di me per lavorare su alcuni obiettivi e ritrovare la mia solarità ed energia.
Oggi mi occupo a livello professionale di Coaching in ambito Life, Business e Sport.
Lavoro soprattutto con le donne, alle prese con questioni legate alla propria vita professionale e personale.
Da sempre mi interesso anche ai più giovani, che sentono la necessità di capire e riflettere sulle scelte da compiere, per orientarsi al meglio negli studi o nel percorso lavorativo da intraprendere.
Ogni volta seguo le persone in modo diverso e personalizzato, costruendo il percorso di coaching più adatto: l’unica costante è la qualità del tempo che dedico loro.
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